ciao! Dio non comunica alle masse direttamente, se non tramite segni visibili;più frequente è stata la comunicazione a personaggi singoli, e la veridicità del messaggio da questi diffuso è sempre stato affidato a qualcosa di tangibile per tutti, come le stimmate o il sole che vortica nel cielo.oggigiorno però non vogliamo più leggere i segni, siamo troppo presi dallo stress quotidiano e dalle certezze del nostroorticello per porci domande sull'aldilà e quindi prestarci a leggerne i segni. oggi abbiamo una giustificazione scientifica per tutto.
più spesso Dio ricorre ad intermediari, come la Madonna, e vi sono le apparizioni, che comunque devono essere vagliate dalla Chiesa secondo determinati criteri. quando un uomo dichiara di avere un'apparizione, viene sottoposto a perizie per valutarne lo stato psichico, perchè spesso si tratta di truffe anche dozzinali.
ti invio questo interessante approfondimento.
http://www.lucisullest.it/dett_news.php?id=4123
la stessa Chiesa nel suo magistero pastorale è intervenuta e interviene per compiere una doverosa e rigorosa opera di discernimento per separare il grano dalla pula. Grazie all'antropologia teologica, su cui ci si è soffermati ricavandone dei criteri, si distinguono visioni esteriori (sensibili o corporee), visioni spirituali o immaginative (senza immagini esterne), visioni intellettuali (senza dipendenze sensibili o immagini interiori) e optando per la visione esteriore, cui lega il termine apparizione (che suppone la presenza sensibile) distinto dal termine visione (che non implica la presenza sensibile), si può descrivere in che cosa consista un'apparizione. Posta tale descrizione/definizione delle apparizioni, va notato come esse si situino in alcuni particolari snodi della storia come forte potenziale di risposta ai problemi religiosi (e, per ricaduta, sociopolitici) in essa presenti: ciò costituisce un primo e fondamentale criterio ermeneutico per la comprensione del fenomeno suddetto. Un secondo criterio ermeneutico può essere ritrovato grazie all'articolazione dell'identità e della differenza: le apparizioni, cioè, presentano una sequenza che rimane inalterata (presenza-visione-messaggio) ed elementi in continua mutazione (le persone dei veggenti, la loro collocazione ecclesiale e sociale, le loro modalità di percezione dell'avvenimento, la collocazione delle apparizioni in luoghi e orari diversi). Un terzo criterio ermeneutico è costituito dalla duplice struttura comunicativa che l'apparizione possiede: la forma privata-personale, che rimane nell'ambito della soggettività privata del beneficiario; la forma pubblica-generale, che comporta un messaggio per la società da annunciare pubblicamente, messaggio che pertanto trascende la soggettività privata del beneficiario in quanto diretto alla configurazione storica della comunità cristiana dinanzi all'esigenza di testimonianza della fede. Un quarto criterio ermeneutico è la connessione delle apparizioni con le modalità di comunicazione divina attestate dalla Rivelazione in quanto storia della salvezza: esse ne costituiscono una modalità che, cristologicamente strutturata, non appartiene solo al passato della comunità credente, ma anche al suo presente (e al suo futuro). Il quinto criterio ermeneutico è la connessione dell'apparizione con il carattere escatologico dell'esperienza di fede, in particolare con il segno miracoloso nella duplice funzione di memoria attualizzante dell'attività del Gesù terreno e di attesa fiduciosa della definitiva manifestazione della signoria del Risorto mediante la realizzazione dei nuovi cieli e della nuova terra. Un sesto e ultimo criterio emerso nelle relazioni è costituito dalla struttura incarnazionistico-staurologica delle apparizioni: come nell'Incarnazione e nella crocifissione-morte del Figlio, Dio sceglie ciò che nel mondo è nulla (i veggenti, di norma poveri ed emarginati, soprattutto nelle mariofanie dell'epoca moderna) per fare spazio, nello Spirito, all'annuncio della predicazione (cfr. Matteo 11, 25; Prima lettera ai Corinti 1-4).
ci sono poi le allucinazioni collettive: lì non si capisce bene se ci si influenza a vicenda o se invece si tratta di qualcosa percepito da tutti.
http://www.psicoanalisi.it/psicoanalisi/osservatorio/articoli/osserva1111.html
è comprensibile che il confine tra contatto reale e follia è sottile e confuso.
comunque sia, Dio non parla agli uomini e se lo fa ad un singolo, sarà questi a dichiarare di parlare con lui e quindi dovrà essere sottoposto ad accertamenti. se Dio parla agli uomini con segni indiretti( carestie, terremoti, maremoti) oramai nessuno lo comprende più ,perchè l'uomo razionalizza tutto.